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Sempre più consulenti cercano la scorciatoia: il Commercialista e l’azzardo morale

Davvero il futuro è degli opportunity seeker?

Sta diventando di moda, con la cosiddetta “crisi”, cercare degli alibi ai propri insuccessi.

Intanto, come spiego in molti articoli di questo blog, non esiste affatto nessuna “crisi”, ma solo un cambiamento, deliberato e pianificato, di sistema economico. Ma non è questo il tema di questo articolo. Voglio qui trattare del problema dell’azzardo morale del commercialista.

Ogni giorno, ascolto qualche commercialista che si lamenta dello stato delle cose; imputandole sistematicamente allo Stato ladro, alla politica, al fisco, al ministero delle Entrate e alle banche, e via discorrendo.

Questo approccio, regolarmente, porta anche persone di cultura al paradosso.

Il paradosso, sostenuto sempre da persone prive di cultura, è che la cultura non serva.

 

La laurea non serve?

“Poscia ch’i ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche è cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito…”

 

AMOS CASSIOLI, PAOLO E FRANCESCA (1870)

Trovo singolare il fatto che persone che abbiano studiato tanto per arrivare a farsi chiamare dottore siano poi, non di rado, tra quelle che si fanno trascinare nell’epoca dei “guru” di Facebook, affascinati da altre persone che sono avvezze a far uso di “xè” e “kk”, al fine di comunicare i lor di poco conto pensieri.

Costoro, spesso indottrinati da quattro volumi da bancarella, non di rado già vecchi in altri continenti, rivelano oggi via social al mondo verità nascoste, sistematicamente tradotte nelle “7 regole per…”, al fine di fare nuovi adepti.

Mi trovo spesso ad ascoltare discorsi privi di senso logico sul fatto che “tanto la laurea non serve”, conditi da affermazioni di ampio respiro quali “conosco dei laureati cretini”, corroborate da chiose profonde tra le quali si annoverano certamente “conosco persone con la terza media che hanno fatto una fortuna” e anche “val più la pratica della grammatica”. Sul profilo di costoro non manca mai il richiamo alla famosa “Università della vita”.

Queste persone, in realtà, sono semplicemente rose dall’invidia e hanno bisogno di denigrare il valore del titolo di studio degli altri, per la sola e semplice ragione che loro non ne dispongono.

Il loro approccio è già descritto nella favola della volpe e dell’uva. La volpe, non riuscendo a cogliere il grappolo d’uva, perché troppo alto, se ne andava sdegnata, affermando “non dum matura est” (non è ancora matura).

Sono cose che ci facevano tradurre a quattrodici anni, per spiegarci, attraverso i testi degli antichi (nella versione greca di Esopo e in quella successiva latina di Fedro) anche il valore morale delle cose.

Morale della favola: è facile, ma disdicevole, denigrare ciò che non si riesce ad avere.

 

Perché il Commercialista diventa una volpe?

Conosco commercialisti che diventano volpi.

Eppure, hanno studiato tanti anni, preso una laurea di valore (solitamente in Economia), affrontato una specializzazione e un difficile esame di Stato.

E allora, perché si uniscono al coro di coloro che giustamente il compianto Umberto Eco ritraeva come avvinazzati al bar?

Conosco commercialisti che affermano che, tornassero indietro, farebbero un altro mestiere (solitamente manuale). Non dirò le attività economiche che sento citare, per la sola ragione che non voglio denigrare nessuno. Soltanto, spiegare per quale ragione persone che abbiano studiato tanto se ne escano, spesso con moti di vero e proprio sfogo represso, con affermazioni che soltanto dieci anni or sono sarebbero state considerate da ricovero coatto in qualche ospedale psichiatrico.

La ragione – inutile girarci intorno – è solo economica.

Si chiama reddito, denaro, soldi.

Per le ragioni che ho spiegato in altri articoli, molti tra voi commercialisti – lo dicono tutte le statistiche – avete perso nell’ultimo decennio gran parte della redditività media, per ragioni che ho più volte trattato.

Di qui lo sfogo: se, dopo aver studiato tanto – dice qualche vostro collega – guadagno meno di (…citate chi volete voi…) allora tanto valeva andare a lavorare direttamente a quattrodici anni (e non buttar via tanti soldi nello studio)!

Umano, comprensibile.

Ma illogico.

 

Logica e morale

Spesso, ragionamenti illogici nascondono un giudizio morale.

La verità, non detta, è che persone che hanno studiato tanto considerano veramente un’ingiustizia il fatto di guadagnare meno di altre che hanno studiato meno. Questo è il punto.

Posso comprendere il loro sfogo, ma non la diagnosi che fanno del loro problema e, soprattutto, la terapia che in molti cercano.

La frustrazione per una avvertita ingiustizia annebbia la mente e rende il ragionamento non lucido. Non conosco nessun cardio chirurgo o chirurgo plastico che vorrebbe cambiare la propria professionalità con quella di un lavoratore privo di titoli accademici. La ragione è che, essendo specialisti, sono percepiti dal mercato come persone di valore e conseguentemente dal mercato sono ottimamente retribuite.

Ma non sono medici generalisti.

I minatori fiscali

I commercialisti, oggi, sono diventati medici generalisti.

Con l’aggravante, rispetto a questi ultimi, di non essere affatto pagati dallo Stato. Molti, anzi, sarebbero ben disposti a diventare stipendiati dello Stato. Ma il Ministero si guarda bene dal mettere a stipendio persone laureate che svolgono un lavoro indispensabile allo Stato. Del resto, è molto più comodo emettere circolari all’ultimo minuto che obbliga questi “minatori fiscali” a un lavoro meschino, inumano, spesso mal retribuito dal contribuente e per nulla riconosciuto dal Governo.

Ditemi voi se non sia paragonabile, mutatis mutandis, al lavoro di un minatore quello di chi non di rado debba, per colpa altrui (del Governo), stare sepolto nelle scartoffie dell’ufficio, per sei o sette giorni la settimana, a lavorare fino a notte fonda, dimenticando di avere amici, famiglia, svaghi, per una retribuzione incerta e non di rado miserrima.

Fin qui, l’analisi, largamente condivisa dalla maggior parte degli studi professionali, con le debite esclusioni. Sto ragionando in termini di media e mediana, secondo le statistiche ufficiali, non certo escludendo le eccezioni dei grandi studi metropolitani.

Ma è la terapia che contesto.

 

L’autostrada per la ricchezza

La contesto perché, semplicemente illogica.

Un numero sempre maggiore di professionisti, di fronte a tale situazione, cerca la scorciatoia.

Nei miei Corsi, al contrario, io affermo, senza tema di smentita, che non esista affatto l’autostrada per la ricchezza, la scorciatoia.

Non è cioè buttando a mare tutto il proprio sapere, la laurea, la propria specializzazione, lo studio di una vita, la propria professione che si trova la ricchezza.

Non è seguendo un Corso di due o tre giorni del novello guru, spesso privo di qualsivoglia genere di titoli, ma ricco di esperienza tratta dall’Università della vita, che si scopre un nuovo settore di business.

Eppure, diventa facile per chi è messo alle strette dal destino infausto, cedere alle lusinghe e alle facili promesse di un futuro radioso, dato dalla pozione miracolosa di turno.

Non si deve deviare dal proprio percorso di vita, ma affrontarlo al meglio. Eppure, è ben noto che, proprio nei periodi di “crisi”, aumentano le persone che cercano fortuna e giocano alle varie lotterie.

Ma perché la gente – proprio se meno abbiente – gioca maggiormente ai giochi d’azzardo?

Vi è una spiegazione razionale, in finanza.

Il problema dell’azzardo morale

Per capire cosa convinca il commercialista a inventarsi un nuovo mestiere non consulenziale, a improvvisarsi in un settore completamente differente da quello per il quale ha studiato per tanti anni e per il quale non di rado non vi sono barriere all’ingresso di tipo cognitivo, serve un ripasso della statistica descrittiva elementare.

Si supponga che il commercialista dr. Rossi si trovi a fare un budget del proprio piccolo studio di una qualunque provincia italiana, che in termini previsionali porti a due scenari: un budget di ricavi nel caso migliore (best case) si traduce in 300k euro, mentre un secondo budget nel caso peggiore (worst case) si riassume al termine delle stime previsionali in 200k euro.

Si supponga, per semplicità, che il commercialista reputi entrambe le previsioni parimenti attendibili, cioè sia come lanciare una moneta e prevedere testa oppure croce.

Diremo allora che la variabile x dei ricavi dello studio può assumere due valori di stima, con la stessa probabilità. Ne deriva che il valore di budget atteso sia calcolabile, secondo la statistica descrittiva, come un valore atteso della variabile x, cioè una media. In altri termini, basta semplicemente sommare i due valori, ponderati per le rispettive probabilità, come schematizzato nella figura seguente.

x1 300 50%
x2 200 50%
 E(x) 250

Quindi, scopriamo che il valore atteso, cioè il valore medio previsionale futuro, sia di 250k euro. Il problema, però, è che il commercialista sa che, dedotti tutti i costi operativi e finanziari, che ammontano a 275k euro, lo studio in realtà sarebbe in perdita.

La conclusione necessaria è quella che stanno adottando tutti gli studi in questa situazione;

riducono l’emolumento del titolare dello studio,
al fine di uscire sostanzialmente a pareggio.

 

Non una gran bella situazione, ne converrete.

Ed ecco il ragionamento della volpe, di fronte all’uva; ma chi me lo fa fare?

Non gioco più, me ne vado.

 

Il rischio dell’azzardo morale

In letteratura di finanziamenti d’azienda (materia che ho insegnato per tanti anni accademici, come la statistica, in Università) esiste la teoria nota come “the risk of moral hazard”, cioè il rischio dell’azzardo morale.

Il nostro dottor Rossi si imbatte, un giorno in cui naviga per i social, nel guru di turno, che rivela i segreti dei libri da bancarella, che hanno spopolato come sempre in qualche altro continente (in contesti diversi dai nostri). Ma si sa, il guru dirà che ci sono regole universali per la ricchezza.

Il dr. Rossi farà allora un diverso progetto, il nuovo progetto y, completamente diverso dal solito x, fatto di dichiarazioni, contabilità e serate passate in studio tra carte e calcolatrice. Il nuovo progetto promette, se va bene, 10.000 k, cioè di diventare milionario. Peccato che, a maggior rischio, corrisponda una probabilità decisamente diversa di fallimento. Cioè, nel worst case, il budget sarà zero. Le probabilità tra lo scenario migliore e quello peggiore non sono affatto paritetiche, ma sono per il 95% di perdere e per il 5% di vincere.

In termini logici, tuttavia, il progetto y ha un risultato medio superiore e per essere precisi esattamente il doppio del caso precedente, come risulta dalla seguente figure.

Risulta infatti, per il nuovo progetto y:

y1 10.000 5%
y2 0 95%
100%
 E(y) 500

 

Caspita! – pensa il dr. Rossi – dato che il valore medio del budget risulta 500k, cioè il doppio del caso precedente, e dato che i miei costi totali sono di 275k, almeno finalmente mi pago le banche, i collaboratori, i costi fissi e mi metto in tasca quel che mi merito!

Non starò a tediarvi con i concetti di rischio, poiché appare evidente a qualunque essere razionale il fatto che il secondo progetto sia, a tutti gli effetti, molto più rischioso del primo.

Ho esasperato – naturalmente – i numeri dell’esempio.

Ma credo che così il significato sia chiaro: questo è il motivo per cui la gente gioca d’azzardo.

E’ anche il motivo per il quale anche persone acculturate seguono la moda dei guru che rivelano i segreti sui social, ammaliati dal miraggio dell’autostrada per la ricchezza, pensando che basti seguire i casi di successo per cambiare vita.

La verità è che il dottor Rossi è ammaliato dalla sirena dei 10 milioni, e non legge il numero della probabilità a fianco.

Per lui, è irrilevante constatare che solo 5 persone su cento siano riuscite a trovarla.

Chi fa corsi motivazionali, si dimentica di far notare tali dettagli.

Lezioni di etica

E’ molto difficile, davanti alle iniquità della vita, restare fedeli ai dogmi che i nostri genitori insegnarono a molti di noi, dandoci valori come l’umiltà, la semplicità delle cose, la ricerca della retta via. Non sta certo a me dare lezioni di etica, poiché mi occupo di finanziamenti d’azienda e non di morale.

Quindi, vi lascio alla lettura di alcuni passi di Immaunel Kant, che questa estate sto rileggendo per diletto a distanza di tanti anni, con il grande vantaggio di non doverlo fare per prendere un bel voto a scuola e far contenti i genitori.

Il libro sulle “Lezioni di etica” raccoglie le lezioni che Kant tenne tra il 1775 e il 1781, alla vigilia della prima edizione della celeberrima “Critica della ragion pura”.

In un certo punto si richiama il valore della prudenza.

“Dunque la prudenza richiede una buona intelligenza e la moralità una volontà che sia semplicemente buona in sé stessa. Per esempio, la volontà di diventar ricchi è cosa buona relativamente al fine, ma non in sé stessa. Ora, cosa sia una volontà semplicemente buona in sé stessa, da cui dipenda la bontà morale, è appunto ciò che rimane da chiarire.”

Più oltre si chiarisce:

“L’etica, perciò, è una filosofia dell’intenzione e proprio per questo essa è una filosofia pratica, perché le intenzioni sono i principi delle nostre azioni; esse costituiscono il legame tra le nostre azioni e i motivi.”

La volontà di diventar ricco è cosa buona relativamente al fine, ma non in sé stessa.

Nessun guru parla così, oggigiorno, su Facebook.

Sarà per questo che mi piace.

Diventar ricchi

Ma come! – penserà il dr. Rossi – io sono qui a cercar di sopravvivere alle ingiustizie e tu mi parli di morale?

No; non mi occupo di questo, ma – credo di averlo detto – di finanziamenti d’azienda.

Semplicemente, sono qui a dirti che io formo persone che vogliono entrare nella rete di consulenti WIN the BANK come specialisti in questo settore. Per la mia filosofia, molto pratica, non esistono le scorciatoie, ma solo la via maestra.

Non serve buttar la Laurea alle ortiche, per la sola ragione che, semmai, è necessario andar molto più in là e specializzarsi, diversificando la propria consulenza da quella generalista presente in sovrabbondanza sul mercato attuale.

Per farlo, io offro un Corso di specializzazione di un anno, su uno e un solo tema: il fund raising.

Puoi seguire il video di presentazione del Corso Master Bank, nel quale disegno a grandi linee il programma.

Chi lo ha seguito quest’anno, avendo in mano strumenti operativi (excel) per saper leggere il bilancio come lo leggono le banche, per fare piani di start up e di aziende già esistenti, per saper fare un sistema di rating sintetico alle aziende clienti, per saper fare relazioni e perizie (word e power point) di parte qualitativa, per saper fare valutazioni finanziarie di investimenti, pianificazione strategica, consulenza direzionale con il people management, piani economici e finanziari, progetti in project finance e valutazioni finanziarie d’azienda, è oggi un’altra persona.

Non ci sono scorciatoie né autostrade per la ricchezza; alla fine dell’anno è possibile sostenere un esame finale, unico modo di diventare un Finanzialista, cioè un aziendalista specializzato in finanziamenti d’azienda.

Ci sono circa seimila pagine di casi reali pratici, modelli aperti in excel, format in power point e modelli word di perizie e relazioni, da applicare in pratica e metodicamente sui propri casi di studio.

Non esiste alcun libro da bancarella tradotto in italiano, né alcuna promessa di cambiar vita in un week end.

Chi pensa di aver la forza morale per rimettersi in gioco magari a quaranta, cinquanta o sessant’anni, con la convinzione che nessuno nella vita regala nulla, per conseguire un vantaggio competitivo professionale, può semplicemente contattarmi su Facebook, chiedere informazioni ed eventualmente chiedere un appuntamento telefonico per il colloquio di ammissione al Master.

Prima di farlo, consiglio di iscriverti gratuitamente al nostro gruppo Facebook e di ascoltare in questa pagina le testimonianze di successo dei tuoi colleghi professionisti che lo hanno fatto un anno fa e che oggi hanno concluso il loro percorso, con impegno, rigore e sacrificio.
Ma così, promettendo fatica e rigore, manda via i clienti! – penserà qualcuno.

Forse, ma il punto è un altro. Il punto è che noi, a WIN the BANK, non vogliamo opportunity seekers ma cerchiamo come partners soltanto le persone che non cerchino le scorciatoie e che un domani, dopo un anno di pratica, siano in grado di seguire adeguatamente i nostri clienti imprenditori, secondo i nostri rigorosi standard professionali.

Se hai studiato per anni per diventare un bravo consulente, affermato sul mercato, non è buttando tutto quel che hai fatto alle ortiche e tentando strade alternative che otterrai un facile successo. Al contrario, io dico che sarà non vanificando il tuo sapere che sarai uno stimato e rispettato professionista, ma mettendolo a frutto con la specializzazione in qualcosa che tutti gli altri concorrenti non hanno.

La ricchezza si può ottenere dalla lotteria, e questa è una strada.

L’altra, è meritarsela.

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