Quanti collaboratori in uno studio medio italiano?

Ecco un articolo pensato per Commercialisti, con dati aggiornati sulla dimensione media degli studi in Italia e un’analisi delle principali mansioni alle quali sono adibiti collaboratori, praticanti e dipendenti.

Quanti collaboratori in uno studio medio italiano?

Secondo il Vademecum 2018 dei Commercialisti:

• Il 52,1 % degli studi non ha collaboratori, e solo il 21,6 % ne ha uno solo (profcont.unito.it).
• Il 40,9 % non ha dipendenti, mentre il 15,1 % ne ha uno solo (profcont.unito.it).
• Circa il 79 % degli studi non ha praticanti, solo un 15,6 % ne ha uno (profcont.unito.it).

📍 Questo significa che gli studi professionali italiani sono per la gran parte di piccole dimensioni: nel 71 % dei casi vi sono da 1 a 5 addetti complessivi (titolari, collaboratori, dipendenti, praticanti) (profcont.unito.it).

La dimensione media può quindi essere rappresentata da:

• 1 titolare + (eventualmente) 0–2 collaboratori o dipendenti + 0–1 praticante.

Tipologie di collaboratori e mansioni principali

a) Collaboratori qualificati (dipendenti o parasubordinati)

Spesso contabili esperti, addetti a:

• Registrazione, riconciliazione e controllo contabile
• Redazione del bilancio (civilistico e fiscale)
• Predisposizione dichiarazioni fiscali e IVA
• Assistenza clienti su adempimenti contabili (come IVA, modelli fiscali) (it.indeed.com, lexplain.it)
• Utilizzo e gestione dei software fiscali/contabili dello studio

Il CCNL Studi Professionali definisce inoltre ruoli strutturati come:

• Analista CED: gestione dei sistemi informatici interni
• Office manager: organizzazione studio, forniture, contrattualistica (fiscoetasse.com, lexplain.it)

b) Praticanti

Generalmente laureandi o giovani professionisti che:

• Affiancano nelle attività contabili di base
• Collaborano alla predisposizione di dichiarazioni e adempimenti fiscali
• Apprendono le procedure dello studio con attività pratiche

Spesso inquadrati come tirocinanti con rimborso spese, senza orario fisso (dottcomm.bo.it, ecnews.it, it.indeed.com, lexplain.it)

c) Collaboratori esterni (liberi professionisti o freelance)

• Esperti in ambiti specialistici (es. fiscalità internazionale, consulenza legale, paghe)
• Attivati per singole commesse o per supporto temporaneo su lavori complessi (massimobolla.it)
• Offrono flessibilità di competenze senza oneri fissi

Ruoli organizzativi e specializzazione nelle studi aggregati

• Studi associati e STP (Società tra Professionisti) coinvolgono più soci e collaboratori, spesso suddivisi per aree: contabilità, fiscale, lavoro, paghe, consulenza aziendale .
• In tali strutture, i collaboratori possono assumere ruoli verticali: contabile senior, consulente fiscale, specialista paghe, o analista CED.

Dinamiche attuali e prospettive

• La riduzione dei praticanti evidenzia una difficoltà nel ricambio generazionale (lexplain.it).
• L’invecchiamento della professione richiede attenzione ai giovani talenti e nuove dinamiche organizzative .
• Solo il 40 % esercita in forma aggregata, con strutture ancora molto ridotte per tipologia (mementopiu.it).

Implicazioni per il Commercialista

• Piccole dimensioni operano con team molto snelli: è fondamentale essere abili a gestire più ruoli a fronte di risorse limitate.
• Combinazione di ruoli interni/esterni è strategica per coprire competenze complesse.
• Investire su formazione continua e percorsi strutturati per collaboratori è un asset rilevante per efficienza e fidelizzazione (fiscoetasse.com).
• Pianificare percorsi carriera e aggregazione può essere una leva per crescita e transizione generazionale.

Conclusione

Gli studi commercialisti italiani sono generalmente piccoli, spesso con team di 1–5 persone tra titolari, collaboratori, dipendenti e praticanti. I collaboratori coprono mansioni che vanno dalla contabilità alla consulenza, mentre i praticanti supportano l’operatività quotidiana. Le competenze esterne completano l’offerta dello studio.

In questo contesto, una gestione strategica delle risorse umane – con formazione, organizzazione chiara e percorsi professionali – può fare la differenza per crescita, specializzazione e competitività sul mercato.

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