Uno dei compiti più delicati per ogni Commercialista è riconoscere in anticipo i segnali di una possibile crisi d’impresa. Oggi, grazie a modelli statistici collaudati, è possibile farlo con strumenti oggettivi e predittivi. Due tra i più noti sono il K-Score (italiano) e lo Z-Score di Altman (americano). In questo articolo li esploreremo in modo semplice e con esempi concreti, per comprenderne il valore nell’attività quotidiana dello studio.
Il modello Z-Score, sviluppato dal professor Edward Altman negli anni ’60, è uno strumento matematico che analizza alcuni indicatori di bilancio per stimare la probabilità di fallimento di un’azienda.
Il modello produce un punteggio:
🔍 Esempio: Se un cliente ha uno Z-score di 1,5, il Commercialista dovrebbe approfondire, magari verificando se ci sono insoluti frequenti, cali strutturali del fatturato o tensioni sulla liquidità.
Il K-Score è un modello tutto italiano, sviluppato da Cerved, pensato per stimare la probabilità di crisi delle imprese sulla base di dati più aggiornati e integrati anche con informazioni extra-bilancio (es. comportamenti nei pagamenti, protesti, informazioni camerali).
Il K-Score si basa su:
Il punteggio va da 1 a 10, dove:
📊 Esempio pratico: Un’azienda con K-Score 8 e Z-Score sotto 1,8 è da monitorare subito. Potrebbe essere utile proporre un piano di ristrutturazione del debito o una revisione della gestione finanziaria.
K-Score e Z-Score non sono sfere di cristallo, ma strumenti affidabili che ogni Commercialista dovrebbe conoscere e utilizzare per proteggere i propri clienti. Inserirli nel lavoro ordinario permette di passare da una gestione reattiva a una proattiva, aiutando le imprese a evitare la crisi… prima che sia troppo tardi.
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