In un’Italia dove le circolari piovono come neve d’inverno e le scadenze fiscali si susseguono senza pietà, vi era un uomo il cui nome era sussurrato solo nei corridoi più oscuri degli studi professionali: Elio Farsetti.
Un tempo stimato revisore e consulente di multinazionali, ora era un fuorilegge della contabilità, braccato per aver osato sfidare l’Autorità: aveva corretto un accertamento prima che fosse notificato.
Una notte di fine maggio, mentre i più compilavano dichiarazioni precompilate, Elio ricevette una lettera infilata tra le pagine del suo vecchio TUIR annotato:
“La Verità è nascosta nel Palazzo. Il codice è nel Quadro RX. Non fidarti di nessuno. Firmato: Vessillifero del 740.”
Elio impallidì. Solo un uomo conosceva quel nome: Corrado De Sanctis, un tempo Dirigente Superiore dell’Agenzia delle Entrate, poi scomparso dopo aver scoperto un algoritmo predittivo segreto, capace di orientare i controlli automatici verso contribuenti innocenti.
Il giorno dopo, Elio indossò la sua cappa grigia (residuo di un vecchio congresso dei commercialisti) e si recò nella Cittadella dell’Imposta, il mastodontico edificio in marmo e plexiglas che ospitava il cuore dell’Agenzia.
Con sé portava la sua inseparabile ventiquattrore, modificata artigianalmente per contenere:
una calcolatrice a energia solare,
un kit di doppia firma digitale,
un taccuino con i codici tributo più pericolosi,
una penna Montblanc nera (arma rituale dei Revisori Onorari).
All’interno del palazzo, Elio si ritrovò subito pedinato da guardie vestite da “ispettori in trasferta”. Ma il suo obiettivo era chiaro: entrare nell’Archivio delle Dichiarazioni Perdute, una sezione dimenticata del sistema fiscale, dove venivano archiviati i modelli che nessun algoritmo osava leggere.
Nel cuore del Palazzo sedeva Aristide Braganza, alto funzionario dell’Agenzia, soprannominato “il Tagliadetrazioni”.
Braganza era un uomo di numeri e potere. La sua stanza era sorvegliata da una intelligenza artificiale di frontiera, capace di rilevare qualsiasi movimento sospetto, come la compilazione manuale di un rigo non richiesto.
Quando Elio vi entrò, le pareti lampeggiarono rosso:
— «Farsetti. Tu. Sei come una spesa non deducibile: fastidioso e fuori luogo.»
— «Io sono ciò che resta quando la deduzione cede il passo alla verità.»
Braganza rise.
— «Hai un debito col sistema. E nessun ravvedimento operoso può salvarti.»
— «Ho qualcosa che tu non hai…» disse Elio, estraendo lentamente la Dichiarazione Perduta, un documento leggendario, redatto secondo il vero principio di equità fiscale, firmato secoli prima da un oscuro legislatore noto solo come “Articolo 53”.
Elio e Aristide si affrontarono nel salone dei controlli automatizzati.
Braganza armato di mouse ottico e formule di calcolo, Elio con penna e codice civile annotato.
— «Ti farò saltare con una verifica incrociata retroattiva!»
— «Provalo. Ma attento: ho un interpello non pubblicato.»
Tra flussi XML e protocolli criptati, i due si scambiarono colpi di astuzia, deduzioni al limite del consentito, e ricostruzioni contabili degne di un tribunale supremo.
Braganza sembrava avere il sopravvento… fino a quando Elio apportò l’ultima rettifica: una postilla nella Dichiarazione Perduta che imponeva la rivalutazione delle norme secondo l’interesse collettivo e non del solo gettito.
Braganza barcollò. I server si fermarono.
— «È… corretta. Ed è… giusta.»
Poco dopo, i media parlarono di un “aggiornamento inatteso” al sistema tributario. Circolari che favorivano la trasparenza. Controlli con margini di comprensione. Avvisi bonari… davvero bonari.
Elio rifiutò ogni carica, ogni encomio. Tornò al suo piccolo studio tra le colline umbre, dove aiutava artigiani, agricoltori e startupper a districarsi tra i righi e i quadri con onore.
Ma una leggenda resiste.
Quando cala la notte e si avvicina il 30 novembre, qualcuno lo ha visto camminare sulle mura del centro storico, con la cappa che ondeggia e il file .xml sotto braccio.
Il Commercialista errante. L’ultimo dei Custodi del Giusto Calcolo.
Elio Farsetti, Signore della Scrittura Fiscale.