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La consulenza direzionale del Commercialista

Il Dottore Commercialista spesso ritiene che il termine “direzionale”, sia semplicemente un aggettivo. Non è esattamente così.

Per fornire consulenza direzionale, ad alti livelli, occorre disporre di conoscenze, tecniche e metodologie che non sono rinvenibili nella attività ordinaria. Nemmeno, il fatto di aver dedicato decenni alla professione consente di ottenere, automaticamente, la padronanza automatica di capacità di consigli di tipo strategico. In effetti, come ogni disciplina scientifica, la strategia aziendale è una materia che necessita di anni – per non dire lustri, o decenni – per essere padroneggiata ad alti livelli.

Non credo, del resto, che voi siate diventati esperti in materia societaria o fiscale in poco tempo. Analogamente, la strategia aziendale necessita di studio, preparazione, applicazione professionale, prima di essere venduta come consulenza “direzionale”.

In questo articolo vedremo come si imposta un indice di un progetto di piano industriale in logica strategica, quali schemi di esempio si devono utilizzare per condurre una riunione ad alti livelli, quali informazioni si devono fornire successivamente al portatore di capitale, a qualsiasi titolo.

I contenuti metodologici del nostro modello

La stesura di un progetto parte da cose concrete. Nel seguito si rappresenta un caso di finanza agevolata, scritto anni fa dal sottoscritto, per rappresentare il caso di una società pubblica. In realtà, era prima di tutto necessario definire il piano strategico aziendale di una partecipata alla propria Holding. Infatti, come si raccomanda in Strategia, materia che insegno in Università, il Corporate Plan viene redatto, almeno annualmente, partendo dai singoli Business Plan delle singole Business Unit. Ciò non toglie che questo schema possa essere applicato alla singola impresa, anche di piccola dimensione. Serve partire da un Indice di progetto (si veda figura 1).

Figura 1 – Indice di un progetto

Un altro problema operativo tipico della presentazione di un piano industriale, in chiave strategica, è l’analisi dei portatori di interessi. Alcuni potrebbero pensare che si tratti di metodologie adatte solo alle grandi imprese, ma dimenticano di considerare che il mondo nel quale stiamo andando è normato dalle regole ESG. Pertanto, anche le piccole imprese, domani, dovranno scrivere i propri piani industriali avendo riguardo all’analisi dei portatori di interesse, come nel caso professionale sotto riportato (si veda fig. 2).

Figura 2 – Analisi degli stakeholders

Il problema è che un piano industriale deve oggi contenere anche elementi di strategia. Di solito, in Italia, presentiamo soltanto le considerazioni inerenti i punti di forza. La migliore dottrina internazionale, e la correlata prassi, cin insegna invece a disegnare i punti deboli, attuali, e le minacce ed opportunità future. Tale modello è probabilmente il più semplice, e universalmente noto, strumento di strategia.

Si veda, sul tema, la figura 3.

Figura 3 – Analisi SWOT

A questo punto, il lettore avrà compreso che, seguendo l’indice di cui alla precedente figura uno, si deve arrivare a definire un albero dei problemi, e poi un albero di obiettivi. Tali strumenti si costruiscono su fogli di grande dimensione, in riunioni solitamente affollate, con la guida di un consulente esperto. Nel caso in specie, si veda la sintesi di una riunione, con focalizzazione sui mezzi, sui fini e sui correlati obiettivi, con separata indicazione di variabili non governabili dal progetto (si veda figura 4).

Figura 4 – Albero degli obiettivi

Analogamente, dobbiamo poi circoscrivere la discussione del gruppo di lavoro su fattori tematici che possono avere soluzione. Nel caso in specie, una società pubblica, partecipata di un Ente Locale, doveva scrivere il piano strategico al fine di presentare all’Ente il proprio progetto pluriennale. La nuova compagine societaria e i nuovi amministratori volevano presentare un progetto che aveva elementi di discontinuità rispetto a quelli della precedente amministrazione (si veda figura 5).

Figura 5 – Ambito di intervento

Tutto quanto sopra descritto consente al Commercialista una attività di consulenza non di tipo formale, ma sostanziale, che consente di operare in settori ad alto valore aggiunto, a scarsa concorrenza, con una elevata retribuzione del lavoro svolto.

Consiglio professionale

Abbiamo visto in questo articolo come la strategia non sia elemento rinvenibile negli studi professionali per il solo “buon senso”. Saper scrivere un albero dei problemi, un albero degli obiettivi, definire un ambito di intervento – solo per fare alcuni esempi di discussione – necessita di competenze tematiche e cognitive non comuni.

Inoltre, occorre possedere non solo gli schemi teorici, ma anche i meccanismi applicativi, al fine di saper condurre una riunione con altre persone nel modo corretto.

Il mio consiglio è quello di dotarsi di tali elementi, prima di avventurarsi nella consulenza direzionale.

A differenza di alcune attività di consulenza, infatti, la strategia aziendale richiede sempre la discussione con il committente e suoi collaboratori, non di rado managers o comunque figure di elevato standing professionale.

Condurre una riunione di strategia e poi tradurla in elementi di sintesi, come quelli brevemente accennati in questo articolo, necessita di strumenti operativi e professionali che si acquisiscono soltanto in molti anni di esperienza pratica. Nel corso MasterBANK © io metto a disposizione l’esperienza da me maturata in ambito politico, aziendale, finanziario, scientifico e altri settori, al fine di fornire strumenti operativi immediatamente applicabili dal Commercialista, per svolgere attività di consulenza direzionale.

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