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La Centrale Rischi della Banca d’Italia

La Centrale Rischi della Banca d’Italia (CRBI) rappresenta uno degli strumenti più potenti e meno compresi del sistema creditizio italiano. Non si tratta semplicemente di un database, ma di una fonte strategica di informazioni utilizzata dalle banche per valutare il merito creditizio di aziende e professionisti. Questo articolo fornisce una panoramica esaustiva del funzionamento della CRBI, dell’importanza del dato andamentale e delle implicazioni per le micro e piccole imprese.

 

Cos’è la Centrale Rischi

La CRBI è una banca dati gestita dalla Banca d’Italia che raccoglie informazioni sui rapporti di credito tra banche e clienti (imprese o persone fisiche), a partire da una certa soglia di affidamento (es. 30.000 euro). Gli istituti di credito sono obbligati a trasmettere dati precisi, aggiornati e codificati secondo standard normativi molto rigidi.

 

Il Dato andamentale: cuore dell’analisi

Il “dato andamentale” comprende le informazioni su come un’azienda si comporta nei confronti del sistema bancario: puntualità nei pagamenti, utilizzo delle linee di credito, presenza di sconfinamenti, ecc. Viene suddiviso in:

  • Andamentale esterno: include le segnalazioni obbligatorie (CRBI) e facoltative (CRIF, Experian, ecc.).
  • Andamentale interno: dati esclusivi che ogni banca possiede sui propri clienti, come ritardi anche minimi nel pagamento.

Differenza tra CRBI e centrali rischi private

A differenza di CRIF o Experian, la Centrale Rischi Banca d’Italia è autorevole, indipendente e obbligatoria. Le banche non possono scegliere se segnalare o no: sono tenute a farlo. Le centrali private sono più flessibili e meno omogenee, il che rende frequenti le incongruenze tra le due fonti.

 

Impatto sul Rating Bancario

Il dato andamentale pesa molto più del bilancio nel calcolo del rating bancario, soprattutto per le microimprese. In alcuni casi, può arrivare a rappresentare il 70-80% dell’intero giudizio. Questo perché il bilancio è prodotto dall’impresa stessa, mentre i dati della CRBI sono indipendenti e difficilmente manipolabili.

 

Errori e incongruenze: un rischio concreto

Le segnalazioni errate sono piuttosto comuni, e possono generare gravi distorsioni. A volte una banca corregge un dato nella CRBI ma dimentica di farlo in CRIF, lasciando il cliente in una posizione creditizia penalizzante. Inoltre, spesso i sistemi delle banche alimentano le centrali in modo disgiunto, generando discrepanze.

 

Come usare la CRBI in modo strategico

Ogni azienda ha diritto a richiedere la propria Centrale Rischi con frequenza. È consigliato farlo ogni 3 mesi e accompagnarla con una nota integrativa che spieghi eventuali anomalie o giustificazioni. Questo permette di monitorare il proprio profilo e anticipare i criteri con cui le banche valutano l’affidabilità creditizia.

 

Gruppi di rischio e soggetti collegati

Le banche non valutano solo la singola azienda, ma anche tutti i soggetti collegati: soci, garanti, imprese cointestatarie. Se uno di questi ha problemi creditizi, anche l’impresa “pulita” può venire penalizzata nel rating.

 

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Conclusione

La Centrale Rischi della Banca d’Italia non è una “blacklist”, ma una miniera di dati utilissimi per chi sa come leggerli. Conoscere il proprio profilo andamentale e correggere eventuali errori è oggi una pratica fondamentale per chiunque voglia accedere al credito con condizioni favorevoli.

 

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