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Il commercialista e la costruzione dei value driver

In questo articolo si tratta del tema della costruzione dei value driver (misure del valore).

Scopo della trattazione è argomentare di come il Commercialista debba costruire uno schema di riferimento di base, al fine di sviluppare un piano finanziario.

Tale schema di base, inizia con la struttura economica. Obiettivo subordinato della trattazione è dimostrare come tale approccio non consenta l’utilizzo di modelli standard, mediante software comunemente reperibili in commercio, stante l’impossibilità di operare in modo standardizzato su tutte le aziende, poiché queste variano per settore, dimensione, tipologia, attività e via discorrendo.

La seconda ragione è che la struttura di riferimento, che vedremo in questo articolo, ha una impostazione dichiaratamente internazionale.

Lo schema economico professionale

Per partire, il Commercialista deve dotarsi di uno schema di riferimento della parte economica. Infatti, il piano economico e finanziario non è un documento affatto semplice da costruire. Gli indicatori della parte finanziaria, in modo particolare, soprattutto se ancorati a una dimensione futura, non sono affatto di facile determinazione e costruzione.

Non di questo intendo trattare nei dettagli in questo articolo, poiché la qualità tecnica di quella misurazione è subordinata alla struttura economica. Pertanto, vi voglio lasciare una risposta operativa alla domanda: ma come si organizzano i dati? Si parte dalla figura 1.

Figura 1

Come si vede, i primi tre punti di una relazione riguardano gli elementi che inquadrano l’oggetto del piano economico e finanziario. Questa mattina, stavo studiando un Information Memorandum scritto da una notissima società di consulenza internazionale (Pricewaterhouse&Coopers), che mi è stato consegnato in Svizzera da un amico banchiere pochi giorni or sono, a seguito di una mia visita.

Il metodo di presentazione è esattamente analogo a quello che vi sto proponendo. La prima parte, inquadra sempre quei tre punti oggetto dello schema sopra indicato, con evidenza dei partner, dei tempi, degli obiettivi e via discorrendo, nonché con le assunzioni di base e i value driver dell’intervento.

Ma come si costruiscono poi i driver economici? Si veda la figura 2.

Figura 2

Come si nota, è possibile identificare uno schema logico. Si parte, a differenza di quello che pensano i diversamente colti, dai ricavi, e non dai costi (mai, dai costi).

Il banchiere, il proprietario di un fondo chiuso, l’investitore, non ragiona mai sui costi, ma sui ricavi, come deve fare qualsiasi imprenditore capace di analisi in chiave internazionale. Solo i consulenti di Provincia e gli ex lavoratori dipendenti ritengono che una impresa si costruisca partendo dai costi.

Dopo, occorre dividere i costi in costi di gestione e costi di investimento, per poi passare alle determinazioni di alcuni fondamentali indicatori economici:

  • EBITDA
  • EBIT
  • EBT
  • Net profit

In qualsiasi information memorandum prodotto da autorevoli società di consulenza, si avvalora la mia struttura, che uso nei modelli Excel che spiego e lascio ai miei allievi nei corsi di MasterBANK ©.

Il caso in specie, che ho visitato in questi giorni in Svizzera, riguardava un investimento di 54 milioni di franchi, ma la logica non cambia per progetti di minore dimensione. Indipendentemente dalla dimensione del progetto, i quattro numeri essenziali sono sempre, per la parte economica:

  1. Earning before interest, taxes, depreciation and amortization
  2. Earning before interest and taxes
  3. Earning before taxes
  4. Net profit (after taxes)

Se seguirete questa dinamica di costruzione del modello per la parte economica, adotterete le migliori prasse insegnate nelle migliori business school e adottate dalle migliori società di consulenza. Da ultimo, come si costruisce lo schema di parte finanziaria di un piano economico e finanziario? Si veda la figura 3.

Figura 3

Come si vede, partendo dai dati dello schema economico, per la costruzione di un piano finanziario occorre introdurre ipotesi sul piano di ammortamento del mutuo o del finanziamento, del rapporto di leverage, della struttura patrimoniale iniziale, del costo medio ponderato del capitale, del foglio del cash flow, dei flussi operativi, dei flussi liberi per gli azionisti, del cosiddetto VAN e del rendimento del capitale impiegato, del servizio finanziario del debito, del tempo di ritorno dell’investimento, delle analisi di tipo what if e degli indicatori di sintesi, sia per l’azienda (entity approach), sia per gli azionisti (shareholders, equity approach).

 

Conclusioni

Il ruolo del Commercialista sta cambiando in modo repentino.

Da alcuni anni, mentre altri tentano di screditare una professione che esiste dai tempi di Aristotele (con ben tre espressioni in greco antico, ahimè ai più ignoti), io mi impegno per formare classi di professionisti altamente preparati ad affrontare un mercato in rapida evoluzione. Io mi rivolgo ai commercialisti perché, per mia esperienza diretta, sono i professionisti più seri, più rigorosi e più avvezzi allo studio. Nella mia scuola, si studia seriamente e si pratica in modo professionale; non si scaldano i banchi mettendo delle firme.

Questo approccio è l’unico ritenuto valido in ambito finanziario e imprenditoriale. La mia visita di ieri l’altro in Svizzera ad un caso imprenditoriale di successo, mi conferma che i banchieri di visione internazionale ormai chiedono questo tipo di documenti. Per loro, è assolutamente normale avvalersi di società altamente preparate per la costruzione di piani aziendali, finanziari, prima della costruzione delle fonti di finanziamento. Se qualche lettore sta pensando: “ah, ma queste sono cose che riguardano le grandi imprese, io lavoro in un mercato locale!”, ebbene è in errore.

L’orientamento mondiale, il trend, le forze in gioco, stanno spingendo verso questo mondo, queste regole del gioco e questa chiave di lettura dei fatti economici. La piccola Italia e la sua piccola e micro impresa non sarà risparmiata da questo destino, poiché il sistema bancario sta andando – lo scrivo da anni – verso un oligopolio.

Le vicende economiche che starete leggendo sui giornali in questi giorni sono una conferma della mia tesi.

Quindi, esiste una brutta e una buona notizia.

La brutta è che con questo schema mentale si dovrà, prestissimo, fare riferimento, a qualsiasi livello aziendale e in qualsiasi località italiana. In questo scenario, il Commercialista è a mio parere il naturale depositario di ruolo e il naturale destinatario del mio progetto.

La bella è che si tratta di un mercato nel quale gli spazi di consulenza sono enormi e dove la professionalità paga.

Per quanto mi riguarda, scrivo questi articoli perché molti commercialisti – come è facilmente verificabile nel blog e in rete – sono entusiasti di aver fatto la scelta di seguirmi in un percorso formativo altamente avanzato che li ha portati, oggi, ad essere consulenti che operano nel mercato delle imprese che a noi si rivolgono per assistenza.

Il mio disegno – dichiarato – è quello di ampliare la nostra squadra perché, per le mie analisi, confermate da molti player coi quali sono in contatto, quello è il mercato del futuro.

E io, intendo approfittarne, in logica di business.

 

 

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