Molte piccole e medie imprese si pongono questa domanda: “Vale davvero la pena investire tempo e risorse in tematiche ESG (ambientali, sociali e di governance) se poi le banche continuano a valutarmi solo sui numeri?”
La risposta non è semplice, ma in questa guida vogliamo affrontare il tema ponendoci – e ponendoti – le domande giuste.
“Se le banche non lo chiedono, perché dovrei farlo io?”
Risposta:
Perché l’ESG non è (solo) una questione bancaria, ma un fattore strategico per la sopravvivenza e la competitività futura. I clienti, i fornitori, i talenti e perfino i concorrenti iniziano a muoversi in questa direzione. Ignorare questo cambiamento rischia di isolarti dal mercato.
“Ha senso lavorare su un profilo ESG se poi la banca guarda solo ai margini e alle garanzie?”
Risposta:
Ad oggi, nella maggior parte dei casi no, le banche non considerano ancora in modo sistematico il bilancio qualitativo o i dati ESG per una PMI. Ma attenzione: i grandi gruppi bancari stanno già integrando queste metriche nei loro sistemi interni. L’adozione sarà graduale, ma in futuro potrebbe essere una discriminante.
“Ci sono vantaggi tangibili, o è solo immagine?”
Risposta:
Ci sono vantaggi reali anche nel breve periodo:
“Serve un sistema elaborato o posso iniziare in modo semplice?”
Risposta:
Non serve un sistema complicato. È possibile partire con azioni semplici ma concrete, ad esempio:
Basta poco per iniziare a costruire un profilo ESG credibile e coerente.
“Se faccio dei passi avanti, come posso valorizzarli?”
Risposta:
Un primo passo è documentare in modo semplice e trasparente ciò che fai. Ad esempio:
Anche se la banca non lo legge oggi, qualcuno inizierà a farlo presto. E quando accadrà, tu sarai già pronto.
Sì, ma con intelligenza.
Non si tratta di fare greenwashing o di rincorrere mode, ma di prepararsi al futuro, aumentare la resilienza aziendale e posizionarsi in modo strategico in un mercato che sta cambiando.
💡 Suggerimento pratico: Inizia da un piccolo “Bilancio Qualitativo Aziendale”. Mappa tre aree: