La valutazione del rendimento di un investimento è una delle fasi più delicate e decisive nel processo di richiesta di finanziamenti bancari. Ogni imprenditore, che sia alla guida di una PMI o di un’impresa più grande, si trova a dover affrontare il compito di presentare un progetto valido e solido a una banca per ottenere il finanziamento necessario alla realizzazione o all’espansione della propria attività. Un investimento non solo comporta l’impiego di risorse finanziarie, ma implica anche la valutazione di rischi e opportunità che influenzeranno la stabilità e la crescita dell’impresa nel lungo periodo.
Tutte nozioni molto chiare ai Finanzialisti che hanno frequentato il corso MasterBANK AI.
In questo contesto, la banca non è solo un ente che fornisce il capitale necessario per finanziare il progetto, ma un partner che analizza attentamente il rischio associato all’investimento. La decisione di concedere un prestito dipenderà in larga parte dalla capacità dell’imprenditore di presentare un piano finanziario chiaro, supportato da dati concreti e analisi approfondite del rendimento previsto. Per questo motivo, la valutazione dell’investimento diventa un elemento fondamentale non solo per aumentare le probabilità di ottenere il finanziamento, ma anche per ottimizzare l’impiego delle risorse aziendali e ridurre i rischi legati a operazioni poco convenienti o poco ponderate.
Nel corso di questo articolo (ti ho preparato una guida professionale gratuita che puoi scaricare liberamente compilando il modulo a fondo pagina), esploreremo le metodologie più efficaci per analizzare un investimento, gli strumenti finanziari essenziali per la valutazione (come il Valore Attuale Netto, il Tasso Interno di Rendimento e il Periodo di Payback), e come questi possano aiutare a presentare un progetto convincente alla banca. Verranno inoltre analizzate le prospettive e le aspettative della banca stessa, così da poter anticipare le domande e le preoccupazioni che potrebbero emergere durante il colloquio. L’obiettivo è fornire una guida pratica che permetta agli imprenditori di approcciarsi alla richiesta di finanziamento con una preparazione solida e consapevole, riducendo il margine di incertezza e aumentando la possibilità di successo nell’ottenimento del credito.
Una valutazione accurata del rendimento di un investimento non solo aiuta a prendere decisioni più informate, ma fornisce anche un quadro chiaro sulla sostenibilità a lungo termine dell’investimento stesso. In ultima analisi, una buona preparazione è la chiave per ottenere un finanziamento bancario con condizioni favorevoli, un aspetto che può fare la differenza nel successo di un’impresa.
Valutare un investimento prima di chiedere un finanziamento alla banca non è una semplice formalità, ma una fase indispensabile del processo decisionale. Troppo spesso le imprese, spinte dall’urgenza di crescere o di cogliere un’opportunità di mercato, si concentrano sul “come ottenere il finanziamento” senza porsi con sufficiente attenzione la domanda preliminare: “vale davvero la pena finanziare questo progetto?”.
Il primo motivo per cui è fondamentale effettuare una valutazione preventiva riguarda la credibilità nei confronti della banca. Quando un imprenditore si presenta con numeri chiari, proiezioni realistiche e scenari ben costruiti, trasmette un messaggio preciso: sa di cosa parla, ha fatto i compiti a casa, conosce il mercato e ha valutato con attenzione i ritorni dell’operazione. Questo atteggiamento è molto apprezzato dagli istituti di credito, che devono decidere se assumersi un rischio sulla base di informazioni concrete. Un progetto ben argomentato, supportato da dati e analisi, ha molte più possibilità di essere finanziato e può anche beneficiare di condizioni migliori (spread più basso, durata più lunga, minori garanzie richieste).
Un secondo aspetto riguarda l’efficienza nell’allocazione delle risorse. Valutare correttamente un investimento permette di comprendere se e quanto convenga impiegare risorse proprie o indebitarsi. Significa decidere dove, quanto e in che tempi destinare capitale, tempo, competenze e attenzione. Valutare un investimento prima di finanziarlo significa proprio questo: interrogarsi sulla reale convenienza dell’operazione rispetto alle alternative disponibili, in un ambiente sempre caratterizzato da risorse limitate. Ogni euro investito in un progetto, infatti, è un euro che non potrà essere destinato ad altro. Per questo è importante comprendere bene quale ritorno atteso potrà generare e quale impatto avrà sul resto dell’azienda. Investire senza una chiara analisi del rendimento rischia di portare a una cattiva allocazione: immobilizzare risorse in progetti poco redditizi o dai tempi di ritorno troppo lunghi può ridurre la capacità dell’impresa di reagire a imprevisti, cogliere nuove opportunità o sostenere il proprio ciclo operativo.
Valutare l’investimento prima di chiedere un finanziamento permette quindi di rispondere a domande fondamentali:
Un approccio corretto all’allocazione delle risorse richiede anche di considerare il costo opportunità: impiegare capitale proprio o ricorrere al debito in un investimento significa rinunciare ad altri usi potenzialmente più vantaggiosi. Ad esempio, sarebbe meglio utilizzare quelle risorse per rafforzare la struttura commerciale? Per digitalizzare alcuni processi? Per consolidare la posizione su un mercato esistente anziché tentare un’espansione rischiosa?
Infine, valutare bene come allocare le risorse consente di migliorare la comunicazione con la banca: un imprenditore che dimostra di avere una visione chiara delle priorità aziendali, che ha selezionato con criterio il progetto da finanziare e che ha calcolato con attenzione ritorni e fabbisogni trasmette un segnale forte di affidabilità. E questo, in molti casi, fa la differenza nel momento della concessione del credito.
Terzo punto: la prevenzione dei rischi. Una valutazione approfondita consente di identificare in anticipo eventuali criticità: sottovalutazione dei costi, tempi di ritorno troppo lunghi, incognite di mercato, fabbisogno di capitale circolante sottostimato. Quando queste criticità emergono prima di firmare un contratto di finanziamento, si possono ancora rivedere i piani, modificare le ipotesi o addirittura rinunciare all’operazione. Quando invece emergono dopo, diventano problemi gravi, difficili da gestire e spesso con impatti negativi sull’intera struttura aziendale.
Infine, valutare un investimento prima di cercare un finanziamento aiuta anche a ragionare in ottica strategica. Non si tratta solo di numeri, ma di capire se il progetto è coerente con la missione dell’azienda, se rafforza il posizionamento competitivo, se genera benefici anche intangibili (come know-how, accesso a nuovi mercati, miglioramento dell’immagine aziendale). Tutti elementi che contribuiscono alla sostenibilità e alla crescita di lungo periodo, ma che rischiano di passare in secondo piano se l’unica priorità diventa “trovare i soldi”.
Ragionare in ottica strategica significa andare oltre la semplice redditività immediata di un investimento. Significa chiedersi “dove voglio portare la mia impresa?” e verificare se l’investimento che sto valutando è coerente con quella direzione. Non tutti gli investimenti, anche se potenzialmente redditizi, sono strategici. E non tutti i progetti strategici generano ritorni immediati, ma possono avere un valore importante nel medio-lungo periodo. Questo approccio cambia profondamente il modo di guardare un investimento. Non si tratta più solo di misurare un IRR o un NPV positivo, ma di capire se il progetto rafforza il posizionamento competitivo dell’azienda, se risponde a un cambiamento del mercato, se anticipa una trasformazione futura o colma una debolezza interna. È una logica che connette ogni decisione operativa a una visione d’insieme.
Facciamo un esempio concreto. Un’impresa manifatturiera valuta l’acquisto di un nuovo macchinario che automatizza una parte della produzione. L’analisi economico-finanziaria mostra un buon ritorno in termini di riduzione dei costi. Tuttavia, se ci si ferma lì, si perde la parte più interessante: quell’investimento potrebbe diventare un punto di svolta per la modernizzazione dell’intero processo produttivo, aprire la strada a nuovi mercati (es. lavorazioni più complesse), ridurre la dipendenza da manodopera non specializzata o rendere l’azienda più attraente per un partner industriale.
Valutare un investimento in ottica strategica vuol dire anche chiedersi:
Pensare in modo strategico aiuta anche a costruire una sequenza logica di investimenti, evitando scelte isolate e scollegate tra loro. Un progetto può essere il tassello iniziale per una trasformazione più ampia, oppure può dover aspettare perché mancano ancora le condizioni di contesto. Senza visione, si rischia di rincorrere mode del momento o di seguire logiche puramente finanziarie, trascurando il vero potenziale di crescita dell’azienda. In sintesi, valutare un investimento in ottica strategica non significa ignorare i numeri. Significa leggerli dentro una storia più grande: quella dell’evoluzione dell’impresa. I numeri dicono quanto un progetto può rendere. La strategia risponde al perché e al dove ci porta. E sono queste le domande che un buon imprenditore non dovrebbe mai smettere di porsi.
Quando un’impresa si presenta in banca per chiedere un finanziamento, deve essere consapevole che l’interlocutore non si limita a valutare l’idea imprenditoriale sulla base dell’entusiasmo di chi la propone. L’istituto di credito ragiona in termini di rischio e sostenibilità: l’obiettivo principale è tutelare il capitale prestato e assicurarsi che il debitore sia in grado di restituirlo nei tempi e nei modi concordati. Per questo, ogni richiesta viene valutata sotto due profili fondamentali: la solidità dell’azienda richiedente e la sostenibilità economico-finanziaria dell’investimento.
Come sanno bene i Finanzialisti che hanno frequentato il corso MasterBANK AI, la banca esamina il livello di rischio dell’iniziativa, cercando di capire quanto il progetto sia esposto a incertezze, variabili esterne o elementi non controllabili. Un investimento troppo dipendente da condizioni di mercato instabili o da tecnologie ancora immature viene considerato con maggiore prudenza. In parallelo, viene analizzato il potenziale di redditività dell’operazione: i flussi di cassa previsti devono essere coerenti, verosimili e sufficienti non solo a rimborsare il debito, ma anche a sostenere la gestione ordinaria dell’impresa. In questo senso, un business plan ben fatto e credibile rappresenta una leva importante per rafforzare la fiducia dell’istituto.
Un altro elemento rilevante è la qualità delle garanzie che l’impresa è in grado di offrire. Le banche non si accontentano delle sole prospettive future: vogliono strumenti di protezione nel caso in cui l’andamento dell’investimento non rispetti le attese. Le garanzie possono essere personali o reali, e la loro solidità può incidere in modo significativo sull’esito della richiesta e sulle condizioni applicate. Tuttavia, va sottolineato che la presenza di garanzie non compensa una scarsa capacità di rimborso: la sostenibilità economica dell’operazione resta il primo criterio di valutazione.
Viene poi esaminata la situazione complessiva dell’impresa: il bilancio, la struttura patrimoniale, il livello di indebitamento, la redditività storica e la liquidità disponibile. Un’azienda con una buona capitalizzazione, margini adeguati e una gestione equilibrata offre maggiori garanzie di affidabilità rispetto a un’impresa che opera in condizioni precarie o presenta segnali di tensione finanziaria. Anche lo storico dei rapporti bancari incide sulla valutazione. Attraverso la Centrale Rischi della Banca d’Italia, l’istituto verifica il comportamento passato dell’impresa: segnalazioni negative, ritardi nei pagamenti o sconfinamenti possono compromettere la concessione del credito, mentre una storia positiva rafforza la posizione del richiedente.
Tutti questi fattori concorrono a determinare il rating interno attribuito dalla banca all’impresa. Questo punteggio non serve solo a decidere se concedere o meno il finanziamento, ma incide direttamente sulle condizioni economiche dell’operazione, in particolare sullo spread applicato. Un’impresa con un rating elevato può ottenere lo stesso finanziamento a un tasso significativamente più vantaggioso, con un risparmio anche di più punti percentuali. In definitiva, la banca si fida dei numeri, ma soprattutto della capacità dell’imprenditore di presentare e gestire un progetto in modo serio, consapevole e trasparente. Un’analisi solida, documentata e coerente non è solo un requisito tecnico, ma un vero e proprio segnale di affidabilità.
Valutare un investimento significa, innanzitutto, dare un valore concreto a ipotesi, proiezioni e aspettative. Non basta avere una buona idea o un’intuizione promettente: bisogna dimostrare che l’investimento genera ritorni sostenibili nel tempo e che il capitale impiegato produce valore. Per fare questo, esistono strumenti tecnici che permettono di misurare in modo oggettivo la convenienza economica di un’operazione. Questi strumenti non devono essere considerati come meri calcoli numerici, ma come supporti decisionali fondamentali, utili sia per l’imprenditore che per l’istituto finanziatore.
Il primo strumento è l’NPV. Questo indicatore consente di stimare, in termini attualizzati, la differenza tra i flussi di cassa futuri che un investimento genera e il capitale inizialmente impiegato. Il concetto di attualizzazione è essenziale: un euro oggi vale più di un euro domani; quindi, i flussi futuri devono essere “rivalutati all’indietro” tenendo conto di un tasso di sconto che rappresenta il costo del capitale, il rischio del progetto o l’alternativa di investimento. Un NPV positivo significa che l’investimento, una volta coperti i costi, genera un surplus economico: è un segnale che il progetto crea valore. Al contrario, un NPV negativo indica che i ritorni attesi non sono sufficienti a coprire l’esborso iniziale, e quindi l’operazione, almeno sulla carta, non è conveniente.
Accanto all’NPV si utilizza spesso l’IRR. Questo parametro rappresenta il tasso di interesse che rende nullo l’NPV, cioè il rendimento effettivo dell’investimento. Se l’IRR è superiore al tasso di costo del finanziamento bancario, il progetto ha una convenienza economica, poiché il capitale investito genera un rendimento superiore al suo costo. l’IRR è particolarmente utile quando si devono confrontare più progetti con orizzonti temporali o volumi differenti, anche se, come ogni indicatore, presenta limiti, soprattutto in presenza di flussi di cassa irregolari.
Un altro strumento frequentemente utilizzato, anche per la sua immediatezza, è il Periodo di Payback, ovvero il tempo necessario a recuperare il capitale investito tramite i flussi positivi generati dall’attività. Questo indicatore, pur non tenendo conto del valore temporale del denaro né dei guadagni successivi al punto di pareggio, offre una misura intuitiva della “velocità” di ritorno del capitale. È spesso usato nelle valutazioni preliminari o in contesti in cui la rapidità del recupero dell’investimento rappresenta un fattore decisivo, ad esempio in scenari ad alta incertezza.
Va sottolineato che nessuno di questi strumenti, da solo, è in grado di restituire una valutazione completa. L’approccio corretto prevede l’uso integrato di più indicatori, in modo da avere una visione più articolata e robusta. Inoltre, tutti i calcoli devono poggiare su previsioni di flussi di cassa realistiche, coerenti con le dinamiche di mercato, i costi stimati, le tempistiche e le variabili operative. Una valutazione troppo ottimistica – o troppo prudente – può compromettere l’attendibilità del risultato e, di conseguenza, la credibilità dell’intero progetto.
Ogni investimento comporta un grado di incertezza. Per quanto possano essere solide le previsioni, dettagliati i piani e ottimistiche le aspettative, il futuro resta per definizione una variabile non controllabile. È per questo che parlare di rendimento senza tenere conto del rischio è un errore di prospettiva. I due elementi, infatti, sono legati a doppio filo: maggiore è il rendimento atteso, maggiore è generalmente il rischio che si è disposti ad assumere. In ambito finanziario e imprenditoriale, questo principio non è una teoria astratta, ma una realtà concreta che deve guidare ogni valutazione. Il rischio si manifesta in molte forme. Può trattarsi di un rischio operativo, legato alla gestione quotidiana dell’attività; di un rischio di mercato, legato a variazioni nei prezzi o nella domanda; di un rischio normativo, quando mutano le regole del settore; o ancora di un rischio finanziario, che riguarda la capacità di sostenere il debito in caso di cali di fatturato o aumento dei tassi di interesse. Ogni rischio può incidere sui flussi di cassa attesi e, quindi, sulla sostenibilità complessiva del progetto.
Per affrontare in modo serio questa variabilità, è fondamentale non limitarsi a una singola previsione “ottimale”, ma costruire una analisi di sensitività. Questo approccio prevede di testare l’investimento sotto diversi scenari: uno ottimistico, uno realistico (base) e uno pessimistico. Cambiando le variabili principali – come il fatturato, i costi fissi o le tempistiche – è possibile verificare come si modificano i risultati economici del progetto. L’obiettivo è comprendere qual è la soglia oltre la quale l’investimento non è più sostenibile, individuando così il cosiddetto punto di pareggio, e valutare i margini di sicurezza a disposizione.
Una riflessione utile, soprattutto quando si presenta il progetto alla banca, riguarda lo scenario worst case. È importante dimostrare di aver considerato anche l’ipotesi meno favorevole, quella in cui le vendite vanno peggio del previsto, i costi aumentano o i tempi si allungano. Questo tipo di analisi mostra alla banca – ma prima ancora all’imprenditore – che il progetto è stato valutato con senso di responsabilità e che esistono margini di tenuta anche in condizioni avverse.
Infine, una valutazione matura include anche una stima probabilistica dei risultati attesi. In altre parole, non basta sapere “cosa può succedere”, ma bisogna anche chiedersi “con quale probabilità succederà”. È un approccio più complesso, ma anche più realistico: aiuta a pesare correttamente i diversi scenari e a evitare che l’analisi venga condizionata da speranze infondate o paure eccessive.
In sintesi, il legame tra rischio e rendimento non deve essere visto come un ostacolo, ma come un passaggio necessario per rafforzare le decisioni. Più si conoscono i rischi, più si è in grado di prendere decisioni informate. E più si dimostra questa consapevolezza alla banca, più si rafforza la fiducia nella bontà e nella solidità dell’iniziativa imprenditoriale.
Valutare il rendimento di un investimento prima di rivolgersi alla banca non è un esercizio teorico, né una formalità. È un passaggio concreto e necessario per chi vuole affrontare con serietà la fase di finanziamento e costruire un progetto solido, credibile e sostenibile. L’analisi preventiva non serve solo ad aumentare le probabilità di ottenere credito: è, prima di tutto, uno strumento di consapevolezza per l’imprenditore. Permette di capire se l’investimento ha senso economico, se le risorse sono allocate nel modo più efficiente, quali sono i margini di manovra e come si possono gestire le eventuali criticità. Un piano d’investimento costruito con cura, corredato da indicatori come NPV, IRR, payback period e da una lettura attenta dei flussi di cassa, consente di avere sotto controllo sia il potenziale di redditività che i rischi associati. Mostrare alla banca di aver compreso questo equilibrio, e di avere già valutato scenari alternativi o ipotesi peggiorative, rafforza la propria posizione negoziale, dimostra competenza e riduce la percezione di incertezza da parte del finanziatore.
Ma c’è un ulteriore vantaggio: questa preparazione rafforza anche il governo dell’impresa stessa. Un investimento ben analizzato non è solo più facile da finanziare, ma è anche più facile da gestire, da monitorare e da adattare in corso d’opera. In un ambiente economico sempre più instabile, chi sa pianificare con metodo, leggere i numeri e costruire scenari realistici avrà una marcia in più rispetto a chi si muove per intuizione o per abitudine. Pertanto, valutare un investimento con attenzione significa prendersi la responsabilità delle proprie scelte, fare impresa con metodo e offrire alla banca, ma prima ancora a sé stessi, una base solida su cui costruire la propria impresa. Il tempo e le energie impiegate in questa fase non sono un costo, ma un investimento esso stesso, spesso il più importante: quello nella propria capacità di decidere bene.
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