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Una montagna di adempimenti fiscali: Commercialisti generalisti umiliati

Brontolano e abbassano la testa, come buoi che tirano l’aratro.

La proroga delle scadenze fiscali di questi giorni sta facendo ribellare mezza Italia.

A parole.

Schiere di leoni da tastiera afferrano indefessi lo smartphone e imprecano, minacciano, insultano, piangono e strepitano. Sia ben chiaro, ciò che ha fatto il governo è indegno di un qualsiasi Paese civile. Ma il punto che sfugge a costoro, che parlano di incompetenza e stupidità, è che chi Governa non è affatto stupido. I politici non sono affatto stupidi (provate ad andare in Parlamento, e poi mi dite se è tanto facile). Non esiste nessuna “crisi”, ma solo un cambiamento pianificato e deliberato di sistema economico, come io scrivo da anni su questo blog.

Voi, cari commercialisti, siete solo i loro agnelli sacrificali.

E ora, vi spiego il perché.

Gli agnelli sacrificali

L’agnello è da sempre animale simbolo del sacrificio. Il sacrificio serve perché qualcuno stia meglio.

Ultima cena – Jacopo Bassano (1546/48)

Nella fattispecie, chi deve star meglio sono le casse dello Stato italiano, scaricando sulla vostra pelle gli oneri di una intera classe di burocrati che guadagna, mediamente, almeno il triplo di voi.

Dato che il commercialista non è invece a libro paga del Ministero, è un libero professionista non tutelato (il legislatore ha concesso che attività economiche tipiche professionali siano esercitabili da altri soggetti, in primis le associazioni di categoria) e soprattutto è un microbo, disorganizzato, è agnello sacrificale perfetto.

Mesi fa ero a Roma e parlavo con amici commercialisti che proponevano lotte sindacali, proteste e azioni simboliche. Fate sorridere dalla tenerezza – dissi.

Chiunque – come chi vi scrive – abbia avuto esperienza al Parlamento italiano e conosca le logiche ministeriali, sa benissimo che un’azienda in difficoltà da 500 milioni di fatturato è un problema politico; 500 aziende in difficoltà da un milione di fatturato sono derubricate a fatto statistico.

Figuratevi quanto al Ministero possano tenere in considerazione le lamentele di poco più di centomila persone, rappresentate formalmente da un ordine professionale ma in sostanza sole, singoli microbi di fronte a un gigante come lo Stato italiano. Il progetto di cambiamento deliberato e pianificato di sistema economico di cui scrivo in centinaia di articoli su questo blog, l’applicazione del pensiero unico neo liberista in economia passa attraverso la creazione di un oligopolio di banche e anche attraverso lo sfruttamento delle libere professioni.

Davvero qualcuno crede di poter fermare un disegno internazionale, multinazionale, decennale (è stato concepito sin dagli anni ’70) con uno sciopero?
Mi fate, sinceramente, tenerezza.

 

Il protestario

Sto leggendo in questi giorni le umanamente comprensibili lamentele di una categoria sfruttata, vilipesa e umiliata; i commercialisti.

Ho cercato di riassumere i toni della protesta, classificando in alcune tipologie le frasi più ricorrenti raccolte dal blog. Ne deriva questo documento: il “protestatario”.

Ed ecco lo Zibaldone di figure umane tipiche di commercialisti, internet oriented:

Categoria Frase ricorrente / tipica
I piacioni “ci sono già settecento like!”
I sanguinari “io proporrei la pena di morte”
Gli attendisti “che si fa?”
I rivoluzionari “ci vuole un golpe”
I forcaioli “ci vorrebbe la forca” (variante circostanziata dei sanguinari)
I segretari di Stato “poi tanto tocca a noi spiegare ai clienti cosa vuole lo Stato”
Gli indignati “ci dovremmo indignare e scendere in piazza”
Gli esterofili “io mi vergogno di essere italiano”
Gli ingenui “ma i nostri rappresentanti in Consiglio nazionale cosa dicono?”
Gli antipolitici “i vitalizi si ereditano di padre in figlio”
I grulli “queste circolari sono scritte da chi non capisce”
I sindacalisti “viene leso il nostro diritto di lavoratori e il diritto alle ferie”
Gli orbi “basta far finta che non ci sia la proroga”
I votanti “questo era di quel partito, quest’altro di quello! Ricordiamocelo!”
Gli stremati “non esiste più famiglia né figli; siamo schiavi dello Stato”

Davvero, tutto ciò muove a molta tenerezza.

 

Perché non cambierà nulla?

Per la semplice ragione che l’agnello sacrificale non può ribellarsi al macellaio, per quanti versi faccia. Può intenerire il prossimo, può invocare comprensione; magari ci saranno anche petizioni, articoli sui giornali, proteste più o meno organizzate. Vi concedo la riuscita di queste encomiabili iniziative.

E poi?

E poi, tutto tornerà come prima.

La gente dimenticherà il manifesto con l’agnellino insanguinato e tornerà a mangiare il capretto a Pasqua, perché non lo sente come un problema proprio.

Chiedere da parte dei commercialisti allo Stato italiano comprensione per i propri diritti alla vita è umano e comprensibile.

Lo è anche sentire belare un agnello dal macellaio.

Perché invece potrebbero cambiare?

Quando una persona è in una situazione come quella descritta ha sostanzialmente due scelte; rivendicare in qualità di agnello un trattamento più umano (sic!), oppure scegliere di non essere più un agnello.

Della prima strada, ho già detto.

La seconda è possibile solo facendo un ragionamento strategico. In uno studio professionale classico, la redditività si è ridotta drammaticamente negli anni per una serie di ragioni. Al di là delle colpe dello Stato italiano (innegabili) i margini si sono ridotti per una serie di considerazioni di contesto, tra le quali cito (senza pretesa di esaustività):

  • La concorrenza sleale
  • La cosiddetta “crisi economica” (che non esiste, ma per capirlo occorre leggere questo blog)
  • La dilazione dei tempi di incasso
  • L’elevato livello di costi fissi (in particolare quelli di personale diretto e di professionisti esterni)

Se esaminiamo con attenzione queste variabili, notiamo una cosa: sono variabili esogene.

In termini strategici, fermatevi un giorno a riflettere.

No, non butterete via il tempo, lo investirete. Non sempre si devono fare le cose urgenti, talora serve fare quelle necessarie. E’ necessario farlo, prima di trovarvi troppo vecchi e rancorosi per non averlo fatto.

  • Non potete obbligare il Governo a rendervi la vita umana; ha interesse opposto al vostro
  • Non potete combattere la concorrenza sleale; per la medesima motivazione
  • Non potete sperare nella fine della “crisi”; è un cambiamento deliberato e pianificato
  • Non potete sperare nell’incasso puntuale; è una conseguenza di sistema di tale modello
  • Non potete ridurre i costi fissi; per dare servizi vi serve personale, a stipendio o a partita IVA

Conclusione?

Sono tutte variabili a voi estranee, cioè esogene.

Conclusione di una persona razionale.

 

Il cambio di modello

Non sto dicendo di aprire una pizzeria o di avviare una coltivazione di barbabietola da zucchero. Sto affermando che potete, se volete, fare una scelta endogena, cioè che dipende da voi, tornando a fare ciò per cui avete studiato tanto.

Forse non ve lo ricordate più, abbruttiti, umiliati e annullati da così tanti anni di lavoro da minatore del fisco, da così tante circolari da schiavo rematore alla galera romana, da così tante notti passate nel carcere della dichiarazione, ma un tempo non eravate così.

Un tempo, esisteva un tempo in cui gli uomini erano uomini, e i consulenti erano consulenti.

Eh, sì.

L’idea originaria del commercialista era quella di un libero professionista pagato per dare un consulto. Lo ripeto, perché se ne è persa memoria: non pagato per dare un servizio da manovalanza, ma per dare una prestazione d’opera intellettuale.

Si chiama dare consulenza.

Ah, quindi questo qui – penserà con sarcasmo qualcuno – dice che per uscire dall’inferno basterebbe far consulenza?

Esattamente.

Solo che, c’è un problema.

Il problema della consulenza

Molti sciocchi pensano, ancora oggi, che sia vincente il modello dello studio “a 360 gradi”. I più audaci, si spingono fino a 365. Tuttavia, il mondo è molto cambiato.

Oggi, i servizi tipici dello studio professionale (il societario/fiscale/contabile) sono talmente inflazionati da non consentire più marginalità. Lo sapete bene anche voi e, se non lo sapete, sarà meglio che cominciate a fare due calcoli di controllo di gestione dello studio.

Non è possibile andare dai propri clienti e dire; buongiorno, da oggi faccio consulenza. Tanto meno, è possibile acquisire in quel modo consulenza su clienti nuovi. Fidatevi, potete ascoltare tutti i guru del marketing che volete, ma gli imprenditori non cercano chi sa comunicare meglio.

E qui entriamo in argomento.

Quali problemi?

Tutti? Tutti i problemi aziendali sono di pertinenza del commercialista?

La maggior parte dei commercialisti la pensa in questo modo.

Infatti, la maggior parte dei commercialisti in dieci anni di crollo di reddito sono ormai alla fame (lo dicono le statistiche Istat pubblicate da Il Sole 24 Ore, non io).

Perché, in realtà?

Il consulente è uno specialista, non un generico.

Non è questioni di opinioni. Se il vostro studio vi consente di fare tutte le fatture di consulenza che volete, al prezzo che volete, essendo pagati quando volete voi, vi faccio i miei complimenti e vi consiglio di non continuare a leggere, perché non fa per voi.

Altrimenti, se non siete in quelle condizioni è perché quanto pagare un consulente non lo decidete voi, ma il mercato.

E il mercato non decide se non in base a un criterio: l’utilità della consulenza.

Punto; il resto è vana protesta contro l’ingiustizia del mondo.

 

Consulenza di valore

Cosa vuol dire saper fare consulenza di valore?

Significa sapere scrivere un bilancio in quattro numeri, compattandolo – cosa tutt’altro che banale – alla maniera anglosassone, per dialogare con un sistema di rating bancario.

Significa disporre di modelli di analisi personalizzata, con decine di migliaia di formule proprie.

Significa saper ragionare nel linguaggio finanziario internazionale e bancario:

Significa disporre di modelli di calcolo propri per fare consulenza sui bilanci:

Questo, vuol dire far consulenza.

E ciò che ho qui brevemente pubblicato sono solo le basi, le cose più semplici. Dopo, si cresce; valutazioni finanziarie di bilancio, sistemi di rating sintetici, valutazioni finanziarie d’investimenti, consulenza strategica, valutazioni d’azienda, piani economici e finanziari e via discorrendo.

Non si diventa tuttologi.

Si diventa specialisti in una e una sola materia; il fund raising (finanziamenti d’azienda).

Non ci si specializza in un week end

Molte persone pensano di dare un taglio netto con il passato in un momento di sfogo. Così, trovo anche qualche commercialista ogni tanto, leone da tastiera su facebook per la durata di un week end. Basta – strepita – da lunedì cambia tutto!

Un po’ come la dieta, che poi non si comincia mai.

Vi avviso che non esistono i Corsi di specializzazione da un week end, perché nessuno diventa uno specialista in due giorni o in un paio di settimane.

Se siete un commercialista, un consulente, e avete davvero voglia di cambiare vita professionale, vi invito a riflettere seriamente sulla vostra motivazione.

Al Corso MasterBANK noi abbiamo due obiettivi, e lo dico in modo chiaro:

  1. Fare clienti
  2. Formare consulenti

Il primo obiettivo mi pare intuitivo, poiché si tratta di un Corso Master, di valore premium. I risultati raggiunti da chi lo ha frequentato sono pubblicati in decine di video nel blog. Se volete, potete informarvi e, a richiesta, parlare liberamente con chi già ha guadagnato, e molto, dall’averlo seguito. L’obiettivo non è darvi cultura, ma insegnarvi a fare fattura.

Il secondo obiettivo è meno intuitivo, perché io voglio formare persone da inserire nella nostra rete di professionisti per seguire anche i nostri clienti imprenditori in Italia. Dato che quegli specialisti potranno – con il titolo di FINANZIALISTA– operare in tutta l’Italia anche su clienti WIN the BANK, devono avere uno standard professionale molto elevato.

Quello standard si ottiene solo studiando e lavorando, in pratica, in un Corso di specializzazione di durata annuale. Poi, però, sarete voi a decidere quali clienti avere, quanto fare pagare la fattura e quando farla pagare.

Se questa visione delle cose vi interessa e se davvero siete consulenti motivati a tornare a fare il vostro lavoro, cioè a dar consulenza e non servizi a basso valore aggiunto, specializzandovi in una e una sola disciplina, allora potete fare liberamente due cose:

  1. Iscrivetevi al nostro gruppo Facebook, dove potete parlare con migliaia di altri professionisti e imprenditori e verificare gratuitamente l’attendibilità di questo articolo
  2. Contattatemi liberamente, per avere informazioni

L’aula del prossimo anno di Master si sta rapidamente riempiendo, e dopo l’estate si riparte per un magnifico anno insieme.

Per essere ammessi nella mia aula, tuttavia, si deve superare un colloquio motivazionale, per le ragioni sopra esposte di selezione dei liberi professionisti e consulenti che intendono partecipare.

Piangersi addosso non serve; lasciate che siano altri a piangere, mentre voi potrete ridere di nuovo, ritrovando non solo la redditività, ma anche il prestigio del fare, grazie al vostro rigore ed impegno, il mestiere autorevole per cui avrete tanto studiato e praticato, prima di scendere in un altro mercato.

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