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Gli elementi finanziari che il Commercialista deve presentare nel business plan

Il business plan, lo spiego da anni, non è fatto dal Commercialista, ma dall’imprenditore. Tuttavia, appare innegabile il fatto che il supporto di consulenza del dottore Commercialista sia a dir poco essenziale.

Se i value driver, come insegno nei miei corsi, devono essere prodotti dall’imprenditore, compilando delle maschere opportunamente predisposte dal Commercialista, il lavoro qualificante e prestigioso è quello di quest’ultimo.

Infatti, si tratta di decidere come presentare il progetto, quali siano gli elementi quantitativi essenziali, e predisporre alcune tavole di importanza essenziale per l’approvazione del progetto.

Di più: il destinatario primo della consulenza è l’imprenditore, che riceve dal consulente informazioni strategiche sulla decisione di ampliare l’attività, creare le condizioni del passaggio generazionale, diversificare, creare nuovi prodotti o servizi, aprire nuove business unit, nuove sedi operative o, semplicemente, prevedere se l’azienda riuscirà a sopravvivere.

Quale che sia la ragione del progetto, il business plan è oggi uno strumento essenziale della sopravvivenza di ogni impresa, a prescindere dalla dimensione, settore e localizzazione.

Quindi, se pensate che “i clienti del mio studio non possono capire questa consulenza”, oppure “qui, da me, nella località tal dei tali, è diverso”, vi dico subito in faccia la verità; state accampando delle scuse.

Ormai, dopo anni che insegno a Commercialisti di ogni Provincia italiana, posso dire serenamente, anche con cognizione di causa sul versante politico e delle norme che ci attendono, che sviluppare un business plan è una competenza obbligatoria per un Commercialista che si rispetti, e pretenda rispetto.

Il problema dei contenuti

In  questo articolo, voglio delineare brevemente quali siano i contenuti essenziali di un business plan per aziende in continuità.

In primis, occorre partire da una riclassificazione dello stato patrimoniale e del conto economico degli anni pregressi, poiché un buon business plan si deve collegare alla storia aziendale, e non sembrare un corpo staccato dal passato. Pertanto, occorre riclassificare il conto economico a MOL, MON e utile corrente, sapendo come fare quadrare le informazioni italiane con le informazioni del bilancio letto nei rating bancari, e cioè a EBITDA, EBIT, EBT. Tali quadrature dei due linguaggi non sono banali.

Dal lato patrimoniale, occorre preparare i conti, sia attivo sia passivo, alla successiva rielaborazione per flussi di cassa, distinguendo le poste operative da quelle finanziarie.

Il terzo elemento preliminare è dotare lo studio di un sistema di analisi per indici, suddivisi in quattro aree:

  • Indici di redditività
  • Indici di struttura
  • Indici di ciclo finanziario
  • Indici di variazione

Gli ultimi sono di particolare importanza per analizzare le variazioni dei dati prospettici del business plan.

Ciò fatto, occorre predisporre la tavola del saldo finanziario della gestione corrente, che deve coincidere con il cash flow lordo, derivante dal conto economico.

Quindi, occorre predisporre l’analisi del flusso di cassa, dimostrando che, negli anni previsionali, il flusso di cassa della gestione complessiva è pari al delta cassa di due anni successivi dello stato patrimoniale.

Pertanto, le parti finanziarie del business plan che un consulente esperto presenta al valutatore sono 5

  1. Stato patrimoniale riclassificato prospettico
  2. Conto economico riclassificato prospettico
  3. Analisi per indici
  4. Analisi per flussi del saldo finanziario di gestione complessiva (quadrando col cash flow lordo)
  5. Analisi per flussi del flusso di cassa totale (quadrando col delta cassa di stato patrimoniale)

 

I video

Ho preparato una serie di video per meglio spiegarti i concetti espressi in questo articolo.

Eccoli qui sotto, approfittane.

 

Conclusione

Perché un dottore Commercialista dovrebbe specializzarsi in questa materia, cioè nei finanziamenti d’azienda, che sono una nicchia del settore scientifico disciplinare nel quale opera la finanza aziendale?

Le ragioni, argomentate nei video allegati, sono molteplici, ma riassumibili a tre:

  1. L’imminente entrata in vigore delle norme sulla crisi di impresa
  2. Le norme, già in vigore, di vigilanza bancaria, e l’atteso credit crunch creditizio
  3. La situazione perdurante di crisi pandemica

Molti Commercialisti preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, ritenendo che tali competenze o siano improvvisabili – cosa ci vorrà mai a fare qualche tabella? – oppure che non siano spendibili nel proprio mercato di riferimento.

Sono scuse per non uscire dalla propria zona di sicurezza psicologica.

Ho due notizie per voi, una brutta e una buona.

La brutta è che lo Stato, il sistema politico, sempre più cercherà di non farvi alzare la testa dagli adempimenti, perché è comodo, per il politico, farsi bello del lavoro vostro, millantando efficienza dell’agenzia delle entrate.

Mi spiegate, altrimenti, che senso abbia imporre obblighi dichiarativi sugli aiuti di Stato, quando lo Stato sa benissimo le cose, conoscendo perfettamente chi abbia ottenuto le proprie agevolazioni?

Mi spiegate che senso abbia posticipare gli aiuti stessi alla chiusura dei bilanci, quando disponiamo di fatturazione elettronica e verificare il calo del fatturato per crisi pandemica comporta una verifica immediata e semplice?

La bella notizia è che i molti Commercialisti che, in questi anni, stanchi di fare i passacarte non pagati della pubblica amministrazione, hanno investito su sé stessi e hanno avuto i modelli professionali del corso MasterBANK ©, ora fanno parte della nostra rete di consulenza, e sono tornati a respirare il profumo di quell’aggettivo che precede il termine professionista.

Libero.

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