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Come un Commercialista dovrebbe scrivere un bilancio di start up

Uso il termine bilancio, e non un generico altro termine quale “piano” o “budget”, perché, a tutti gli effetti, ciò che si chiede al professionista quando deve nascere un’azienda è la stesura di un vero e proprio bilancio previsionale, composto dei tre conti indispensabili e cioè uno stato patrimoniale, un conto economico e un conto dei flussi di cassa.

In realtà, non si tratta affatto di “buttare già due numeri”, come pensano la maggior parte degli imprenditori, magari aggiungendo “perché li vuole la banca”.

Cerco di smontare queste che sono le due prevalenti convinzioni, palesemente non centrate rispetto all’argomento.

Quanto alla prima, si tratta, come detto, di sviluppare un vero e proprio bilancio previsionale, pluriennale per di più, dotato di analisi what if, cioè flessibile e in grado di misurare i rischi dell’operazione. Tale bilancio, inoltre, deve essere dettagliato, cioè dotato di molteplici analisi e fogli di lavoro, articolate su cinque prioritarie aree di discussione:

  1. Budget ricavi
  2. Budget costi variabili
  3. Budget costi fissi
  4. Budget lavoro
  5. Budget investimenti

Queste cinque aree di indagini richiedono un pesante coinvolgimento dell’imprenditore o degli imprenditori coinvolti, e non devono, secondo la mia metodologia, essere affatto delegati al commercialista, poiché non si tratta di “buttar giù due numeri” ma di fare un vero e proprio piano di impresa. Chi lo deve redigere?

L’imprenditore; non il commercialista.

Prima che vi mettiate a ridere, argomentando magari che i vostri clienti sono di piccola dimensione, sarà bene spiegare loro che si tratta di fatto culturale, e che le fideiussioni o le proprietà a rischio riguardano anche i piccoli imprenditori, non solo i grandi. Anzi, a ben vedere, riguardano più i primi dei secondi, per ragioni che ora sarebbe pleonastico argomentare.

Quindi, si tratta semmai – questo, il mio primo consiglio professionale – di dotare il cliente di opportuni modelli di lavoro atti a fare emergere, secondo i nostri desiderata, opportuni valori inerenti a tali cinque questioni. Dopo, sarà nostra cura quella di inserire tali fogli di calcolo, sui quali avremo formato l’imprenditore, all’interno di nostri modelli più complessi di sviluppo, atti a fare emergere le coperture fonti e impieghi, diversi modelli di cash flow, modelli di analisi e sintesi, e via discorrendo, cioè le parti più tecniche del lavoro.

Ogni imprenditore che domani vorrà stare al mondo dovrà, tuttavia, essere in grado di sviluppare autonomamente un conto economico, almeno fino al livello di EBIDTA. Se i nostri clienti non sono in grado di farlo è per noi una opportunità di insegnarlo; a pagamento, si intende.

Quanto alla seconda questione, il mio secondo consiglio professionale è quello di fare comprendere al cliente che non è affatto il finanziatore di capitale il destinatario del lavoro previsionale, ma il cliente stesso. Il lavoro, semmai, non è affatto finalizzato a “fornire un pezzo di carta alla banca per l’istruttoria” ma a “convincere o meno noi stessi dell’opportunità di investire”.

In tale senso, la collaborazione tra consulente e imprenditore diventa virale e stretta. Non conosco nessun imprenditore, in 25 anni di professione in ambito finanziario, che non si appassioni semmai alla discussione, all’analisi, all’approfondimento, una volta che sia stato messo in condizioni di capire l’importanza della partita; per lui, non certo per noi.

Siamo chiari; è in gioco sovente la sua vita, la sua famiglia, i suoi averi ma anche i suoi affetti. Troppi sono i casi che ho visto di famiglie distrutte perché anni prima avevano “portato pezzi di carta” invece che lavorare seriamente sulla analisi di rischio, di sensitività, di copertura.

In tal senso, il professionista specializzato ha un grande ruolo per una azienda in start up, poiché potrà con modelli proprietari (cioè aperti e flessibili, a condizione di esserne dotato) fornire strumenti di analisi previsionale, ma anche analisi per indici e flussi, analisi di copertura e financo analisi what if.

Conclusioni

Penso, in conclusione, che il Commercialista, una volta confutati i due errori di strategia aziendale sopra indicati, possa svolgere un ruolo cruciale, ben remunerato e professionalmente appagante, in un campo che personalmente trovo anche stimolante: quello della creazione di una nuova impresa.

Prima non c’era, e noi abbiamo professionalmente contribuito a farla nascere.

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